Nel nostro Paese, solo nella seconda metà degli anni ’80, si registra un incremento di seminari e convegni sul tema della pet therapy.
In Italia, sotto il patrocinio del Ministero della Sanità, il 6 dicembre 1987 si tenne un convegno interdisciplinare sul tema: Il ruolo degli animali da compagnia nella società odierna. Grazie a questo convegno si sono rese note, per la prima volta in Italia, le finalità della pet therapy. Essa propone programmi per l’introduzione graduale e sistematica di animali selezionati e addestrati nelle immediate vicinanze di un individuo o gruppi di individui disagiati psicologicamente e/o fisicamente per scopi terapeutici.
Nel 1991 si svolse a Milano il convegno internazionale dedicato al rapporto uomo-animale e al ruolo terapeutico degli animali. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” partecipò alla conferenza internazionale sulle interazioni tra uomo ed animali che si tenne a Ginevra nel 1995, rappresentando l’Italia. Questo Istituto organizzò nel 1996 un seminario dal titolo: La pet therapy: gli animali e la salute dell’uomo tenuto da Tennis Turner, considerato tra i maggiori esperti in Europa.
Nel 1997 la Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate organizzò a Padova un convegno dal titolo Pet therapy, Curarsi con gli animali. A San Patrignano venne organizzato nel 1999 un convegno intitolato Il cane in aiuto all’uomo. Alla scoperta della pet therapy. L’Università degli Studi di Verona collabora al convegno attraverso l’intervento del professor Larocca. Vista la grande quantità di seminari e ricerche sugli effetti dell’interazione uomo-animale è stata redatta nel 2002 la Carta Modena. La Carta Modena o carta dei valori e dei principi della pet relationship è stata redatta con il patrocinio del Ministero della Salute; della Federazione nazionale ordine veterinari italiani; della società culturale italiana veterinari per animali da compagnia; della scuola di interazione uomo-animale; dell’Università di Bologna, facoltà di medicina veterinaria; dell’istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” di Teramo e altri enti che operano in questo settore.
L’obiettivo era di passare da una fase pionieristica a una fase più matura di ricerca e applicazione con indicatori di qualità e controllo. Un passo importante è rappresentato dal fatto che la pet therapy sia stata riconosciuta come cura ufficiale, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, da un decreto del Consiglio dei Ministri del febbraio 2003, firmato dal Ministro della Salute Sirchia. Tale decreto riconosce per la prima volta il valore terapeutico dell’animale nell’ambito di programmi ben definiti.
Questo riconoscimento permette di aprire strade alternative per migliorare la qualità di vita delle persone con disagio fisico e/o psichico e consente anche di superare ostacoli e pregiudizi che impedivano l’accesso degli animali in ospedali e case di riposo. Il 21 ottobre 2005, il Comitato nazionale per la bioetica approva all’unanimità il documento che ha come tema i problemi bioetici relativi all’impiego di animali in attività correlate alla salute e al benessere degli esseri umani. Nel testo del documento si raccomanda di non trascurare l’interesse per l’animale, che deve essere tutelato e adeguatamente addestrato, anche in funzione dell’interesse umano, affinché queste pratiche siano efficaci nel promuovere il benessere delle persone che si trovano in una condizione di bisogno e di disagio.
Ad oggi, fatta eccezione per la regione Veneto, non esiste una netta definizione giuridica per quanto riguarda le procedure ed i requisiti minimi necessari per poter effettuare l’attività della pet therapy. Ciò è dovuto al fatto che spetta alle singole regioni normare sulla materia. Questo ha portato al formarsi di un panorama eterogeneo di ambienti di lavoro auto gestito (e spesso auto certificato) con metodologie operative spesso molto differenti da una realtà all’altra. Tali approcci si sono spesso rivelati dannosi sia per il paziente che per l’animale coinvolto, a causa della mancanza di un’equipe che potesse monitorare contemporaneamente sia lo stato del paziente che dell’animale coinvolto nel progetto.
Per ovviare a queste problematiche la regione Veneto, recependo la legge regionale 3/2005, ha redatto il Manuale operativo regionale e avviato un progetto di rete regionale per la pet therapy.
Questo manuale definisce:
- Le A.A.A.
- Le A.A.T.
- L’equipe prescrittivo progettuale
- L’equipe operativa
- Le schede di valutazione